Sunday, May 31, 2009

Amaranto: il colore del vino il significato della vita

Vino buono da bere o vino da premi e medaglie? Negli ultimi anni, si sono prodotti vini concentrati, di grande struttura, spesso carichi di sentori tostati. Questo per uno strano meccanismo che ha fatto credere a molti produttori che il vino “premiato” sia il vino più venduto. In effetti l’acquisto da parte di molti operatori-rivenditori, soprattutto all’estero, è influenzato dal giudizio di guide e riviste autorevoli. Però si tratta solo della prima fase di vendita, chiamata sell-in, e non corrisponde all’effettivo consumo, cioè al sell-out. Quest’ultimo in genere è maggiore per il vino di grande piacevolezza, Prosecco e Pinot Grigio insegnano. Cosa accade quando un vino considerato “ottimo” dagli esperti viene assaggiato da un pubblico alla ricerca del vino “perfetto”? Il degustatore troverà questo vino troppo austero, alcolico e tannico per il suo palato abituato a cibi e bevande dolci e morbide. Egli penserà di non saper capire la qualità di un vino, e che, per non far brutta figura, non è il caso che ordini una bottiglia al ristorante (tra l’altro costosa). Invece è tempo di ridare fiducia e piacere alle persone con vini più bevibili, più sani e digeribili. Carlo Cambi, irriverente giornalista del vino, si scaglia contro i vini da “falegnameria”, a favore di quelli da “osteria”. Io faccio altrettanto e specifico che quest’ultimi devono comunque essere caratterizzati da equilibrio, pulizia e finezza. Carlo Sitzia, di Palazzetto Ardi, è d’accordo con me e riscopre un’espressione francese bellissima: “vin de soif” cioè “vino dissetante”, caratterizzato da estrema leggerezza e bevibilità. Daniel Schuster, vignaiolo nel mondo che si è fermato in Nuova Zelanda, parla di un vino da bere e non da ammirare e di un vino che deve apportare lo stesso piacere al primo come all'ultimo bicchiere.

Questo mio appunto non vuole essere un attacco ai "grandi vini", che sono necessari per dare lustro alla propria produzione, solo un elogio ai "piccoli vini del territorio" per suggerire agli amici e colleghi produttori di concentrarsi maggiormente sulla piacevolezza.

Con questo spirito nasce “Amaranto”, il nuovo vino di Podere San Cristoforo, da uve Sangiovese raccolte a massima maturazione (vendemmia 20 d’ottobre 2008). Amaranto è interessante perché mostra la variabilità del Sangiovese che a seconda del territorio, della gestione in vigna e delle tecniche di cantina può dare vini diversissimi tra loro. Così ecco salire al naso note di frutti rossi in confettura, camomilla e spezie come il chiodo di garofano e la cannella. In bocca è leggero e fresco, quasi un “vino da pesce”, un Pinot Nero fatto in Maremma. Chi lo avrebbe mai detto che quel vino tanto esile e leggero, poco rassicurante per la barrique, seppur usata, ci avrebbe dato tanta soddisfazione?

Dieter, importatore belga, è pragmatico nelle sue note di degustazione: “Amaranto was wonderful, color was pretty light but in the nose and mouth we had dried grapes, anise, plums, all very mature fruit.”

Amaranto ci ha stupito e resi felici come i genitori di quel ragazzo che li aveva preoccupati per le sue difficoltà a scuola e invece, a fine anno, viene promosso con un bel voto.

L’amaranto è una pianta simile ad un cereale dal colore rosso cupo (rosso amaranto appunto). Ha origini etimologiche dal greco "amarantos" che significa "che non appassisce". Da qui il significato attribuito dai Greci di pianta dell'amicizia, della stima reciproca ed espressione di tutti i sentimenti veri immutabili nel tempo. Nella mitologia greca si narra che le Dee amassero essere festeggiate con ghirlande di amaranto; quindi l'amaranto era utilizzato per ottenere protezione e benevolenza. I romani attribuivano all'amaranto il potere di tenere lontana l'invidia e la sventura. Nel periodo 1600 - 1800 veniva utilizzato come ornamento ai vestiti, perché si riteneva che donasse benessere fisico. Il nome “amarato” è stato scelto non solo perché ricorda il colore del vino, ma soprattutto per i valori unici ed eterni che esso rappresenta. Amaranto, vino dal facile approccio e caratterizzato da una spiccata personalità, è perciò “vino dei sentimenti”.

4 comments:

Gianpaolo Paglia said...

ciao Lorenzo, una domanda, come sei riuscito ad ottenere un vino fresco, leggero, da una vendemmia cosi' tardiva? L'assaggero' appena mi capita a tiro.
Saluti
Gianpaolo

Unknown said...

Il tuo scritto, caro Lorenzo, esprime tutto l'amore, l'impegno, la vitalità e la passione che metti nel fare i tuoi vini. Anche Amaranto, sono certo, sarà un'altra grande, felice intuizione frutto della Maremma e della tua arte sopratutto. Leonardo Tursi.

Anonymous said...

Amaranto l'ho assaggiato assieme agli altri tuoi vini quel giorno che abbiamo mangiato insieme all'amico Davide alla Marescialla. Ricordo che dopo gli assaggi e le impressioni che avevamo scambiato, ti avevo detto che secondo me l'Amaranto era un gran bel vino. Ha sicuramente una grande bevibilità, ma non per questo ha un corpo esile o sapori dolciastri e ruffiani, anzi l'ho trovato avvolgente e di carattere sia in bocca che a naso. Sicuramente uno dei vini che a mio parere saranno molto rivalutati all'interno della tua linea di produzione. Continua cosi Lorenzo, mi piacciono i produttori giovani che hanno il coraggio di cambiare strada, e che provano anche contro corrente ad usare ad esempio il petit verdot in purezza nei vini “toscani”.
Ciao.
Nicola Gobbo

Lorenzo Zonin said...

Caro Gianpaolo,
ti posso dare alcune informazioni che spero possano rispondere alla tua domanda. Innanzitutto la vendemmia 2008 è stata piuttosto anomala con vendemmie che sono state quasi sempre tardive se si voleva ottenere una buona maturazione del Sangiovese. Poi i terreni di Podere San Cristoforo sono molto freschi, cioè con buona riserva d'acqua sotto lo strato ghiaioso - qui non abbiamo irrigazione. Questo comporta vini moderatamente alcolici se la vite non viene forzata a produrre poco. Io non faccio mai diradamenti pesanti, preferisco intervenire in potatura bilanciando ciascuna vite in base al suo potenziale strutturale. Un caro saluto e complimenti per il tuo lavoro!